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27/04/2007
Categoria: Consulente Pedagogo
     
GENITORI "SUFFICIENTEMENTE BUONI"

 


Mestiere difficile quello del genitore? Si, ma compito che dà significato al nostro essere padri e madri che ogni giorno, con rinnovata intenzionalità amano i propri figli"
Mi si presenta a volte l'occasione di organnizzare e di gudare incontri di formazione per genitori e ogni volta, quasi a sortpresa, mi colpiscono il grande interesse e la viva attenzione che emergono riguardo ai temi trattati e l'ancor più viva partecipazione ai laboratori e ai dibattiti che ne seguono.
Qusto "esserci" dei genitori, come segno di espressione del prendersi cura dei propri figli, chiama sempre alla mia memoria il concetto di "madre sufficientemente buona" formulato, ormai molti anni fa, da D.W. Winnicott, un medico inglese che, alla pratica pediatricaaveva affiancato nel tempo l'orientamento e la pratica psicoanalitica.

Nel linguaggio comune l'espressione "sufficientemente" potrebbe sembrare riduttiva se non venisse tenuto presente il significato pieno che assume nel pensiero dell'autore.

Per Winnicott, non esiste una madre perfetta né, per molte ragioni, è augurabile che ci sia. Esiste una "madre sufficientemente buona" attraversola quale il figlio si costruisce, dai primi momenti divita, il suo futuro fisico e mentale.
La "madre sufficientemente buona" è colei che è presente per essere sentita in tutti i modi possibili, che ama in modo fisico offrendo il proprio corpo, il movimento o la quiete secondo i bisogni del figlio; che procura il nutrimento adatto al momento adatto; colei che lo protegge dall'imprevisto e dall'imprevedibile, cercando di mantenere la situazione fisica ed emozionale abbastanza semplice perchè possa essere capita dal bambinoe, aol tempo stesso, sufficientemente ricca in rapporto alle sue crescenti capacità; colei che assicura la continuità, che in ogni momento offre la "devozione", atteggiamento che favoriscono la crescita ben più di quanto sappiano farlo le abilità e le conoscenze intellettuali.

Soprattutto è colei che, pur lasciando in un primo tempo che il bambino domini, disposta sempre a soddisfare le sue richieste, introduce a poco a poco nel suo mondo il mondo esterno e lo condivide con lui, adeguando attentamente il suo intervento ai bisogni del figlio che cambiano da un'ora all'altra, da un giorno all'altro.

La madre sufficientemente buona è, in altri termini, colei che si "adatta attivamente" ai bisogni del figlio con un "adattamento attivo" che gradualmente diminuisce man mano che si costruisce e si consolida la personalità di lui e man mano che aumentano le sue capacità di accettare i limiti del reale e di tollere le frustrazioni che ne derivano. Arriva però rapidamento il momento in cui non teniamo più il nostro bambino tra le braccia e sentiamo che non possiamo più essere per lui il principio e la fine del suo mondo.

Sappiamo inolktre - discostandoci in questo dal pensiero di Winnicott così concentrato sul ruolo della madre nei primi anni di vita - che, già da tempo, nostro figlio ha accolto nel suo universo mentale ed affettivo anche la figura del padre.

Arriva allora il momento in cui, attraverso una serie di incerte e confuse esperienze, egli si avvia a diventare realmente se stesso.
Liberandoci di noi genitori e del potere che lui stesso ci aveva conferito, ci spinge al di là del chiuso, rassicurante mondo degli affetti familiari e si incammina alla ricerca di un posto e di un senso da dare alla propria vita.

Come allora un "adattamento attivo" consentiva alla madre buona di intuire i bisogni del figlio e di offrirgli ciò che ere opportuno al momento opportuno, così un adattamento attivo aderente all'oggi ci spingerà come "genitori sufficientemente buoni" a riflettere, a valutare, ad interrogare e interrogarci circa i bisogni del figlio adolescente e ci suggerirà i più adeguati e attenti interventi tesi, oggi come allora, ad accompagnare la sua crescita rispettandone i tempi di sviluppo.

Le difficoltà proprie dell'adolescenza, attualmente ancora più accntuate dalla precoce maturità fisica, sessuale e intellettuale, dalla complessità delle situazioni e dalle sollecitazioni sempre più pressanti ed insidiose, possono a volte minacciare e indebolire quella intima tranquilla certezza che ci è indispensabile per sostenere il disorientamento e le insicurezze proprie di questa età.
Anche alcune particolari situazioni di infelicità o di sofferenza o di malattia possono, in qualche misura, rendere difficile e doloroso il cammino quotidiano in famiglia.

Essere "genitori sufficientemente buoni" vuol dire allra saper coltivare in se stessi , consapevolmente e fermamente, la convinzione di esserlo. E tanto più potremo esserlo quanto più riusciremo a sentirci sicuri come genitori, sicuri nel rapporto con i figli. Talmente sicuri che, pur usando la massima attenzione nel trattarli, possiamo non preoccuparci più di tanto e non sentirci in ansia nè in colpa all'idea di eventuali errori nei quali possiamo incorrere soprattuto a causa della vicinanza emotiva. Essere "genitori sufficientemente buoni" vuol dire anche al tempo stesso farsi compagni di viaggio che stanno un passo indietro, sempre pronti comunque a garantire un punto base, di assicurazione e di partecipazione ai vissuti, che non viene meno.

La sicurezza di essere buoni e la solidità dei legami affettivi che avremo saputo costruire ci suggeriranno via via quegli atteggiamenti capaci di favorire all'interno della fmiglia il necessario equilibrio emotivo e la felice integrazione di tutte le esperienze lungo una ininterrotta linea di crescita.

Compito difficile? Sì difficile.
Ma compito che dà significato al nostro essere madri e padri che ogni giorno, con rinnovata intenzionalità, amano i propri figli.
Maria Tampellini ( dalla rivista : La Casa -Milano)



     
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