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04/07/2007
Categoria: Consulente Familiare
     
IL TRADIMENTO

 


IL TRADIMENTO

Giorgio, 39 anni; imprenditore
Valeria, 35 anni ; insegnante
Con due figli: Marcello, 10 anni e Ilaria, 8 anni.

Giorgio da qualche tempo ha cominciato a giocare e fare qualche scappatella.
Valeria è delusa e soprattutto arrabbiata: Non sa perdonare, però non lo allontana per proteggere i figli. I suoi comportamenti verso il marito sono tesi.
Il caso dà l’opportunità a diverse considerazioni. Ne faremo solo alcune sull’atteggiamento dei coniugi.
Senso di responsabilità di Giorgio

Giorgio, essendo imprenditore ha una certa disponibilità di gestire danaro, ma per poca responsabilità lo svia dall’intento principale, fare progredire l’azienda, verso scopi voluttuari propri.
L’atteggiamento è di bambino. Egli guarda soprattutto ciò che materialmente lo possa gratificare a scapito dei valori di base che si è scelti, la famiglia, la sposa, i figli, la conduzione dell’azienda.
La tensione della propria gratificazione materiale supera la tensione che può esservi in un adulto.
Per l’adulto le gratificazioni sono fondate sull’affermazione personale e sulle conferme dei valori delle proprie scelte: il lavoro, la famiglia, hobby compatibili. Cioè il senso di benessere interiore nell’ambito delle proprie responsabilità, diventa un atteggiamento di apertura e di dono.
A questo livello la gratificazione essenziale sta nel dare compimento alle proprie scelte, donandosi per motivazioni di valore.
E’ un valore la famiglia perché si è scelto una compagna, si sono cercati i figli.
Diventa un valore un hobby, in quanto impreziosisce i valori precedenti e non toglie nulla alle persone per cui si sono prese responsabilità.
Giorgio è fuori da tutto ciò; la sua bambinaggine egoisticamente non gli lo fa percepire, anzi sceglie ciò che non lo possa profondamente gratificare.

L’ atteggiamento di Valeria

Innanzi al comportamento del marito è una donna delusa, amareggiata e ferita.
Vado a considerare brevemente queste connotazioni per passare poi al suo eventuale atteggiamento.
E’ delusa perché aveva poste tutte le sue risorse di donna nella famiglia e quindi nel iscontro di fedeltà umana ed affettiva del marito nello sforzo di allevare i figli.
E’ amareggiata perché essere tradita in tante promesse le costa. Le pesa essere abbandonata a sostenere da sola i valori scelti che lui non mantiene più, e che anzi avvilisce con il suo comportamento.
E’ ferita nella sua femminilità perché di tanto in tanto viene ripudiata.
E’ ferita anche dalla disattenzione che si dà a lei e alla famiglia per dedicarsi al gioco e ad avventure galanti, ponendole al di sopra di tutto.
Valeria è al massimo della frustrazione. Come reagisce? Con la vendetta, con la chiusura, con il perdono?

Non sappiamo come realmente reagirà, però consideriamo le diverse possibilità.
Userà la vendetta: rendere difficile la vita di Giorgio con recriminazioni, con rifiuti, con alterchi, con il creare situazioni incresciose, fare di tutto per metterlo “a scacco matto”.
E’ la tecnica della distruzione psicologica, la tecnica è questa: “tu ha distrutto me, venendo meno agli impegni presi, io distruggo te”.
Userà la chiusura: non si permetterà di aprirsi al marito in tutti i sensi lasciandosi prendere dalla sfiducia. Il marito non le comunica valori, lei non si a pre nel comunicargli i suoi, che andrebbero alienati, perduti.Così opera la separazione psicologica e morale “i miei elevati valori non sono compatibili con i tuoi scadenti”.
Userà perdono : E’ la via più difficile: per perdonare occorre che Giorgio chieda positivamente scusa, esca effettivamente dalle situazioni di disturbo e prometta e mantenga un cambiamento radicale.
Ciò significa che si debba impegnare a lasciare i suoi comportamenti lesivi e che si metta nella direzione di maturare come adulto e persona che sa darsi per gli altri.
In questa coppia vi è un forte contrasto: Egli è immaturo e maldestro, lei è consapevole dei propri impegni e delle proprie responsabilità. La concezione di vita dell’uno e dell’altra non convergono. L’uno mira a prendersi solo ciò che gli fa comodo, in modo da volere bene solo a se stesso. Egli non ha superato le soglie dell’infanzia e dell’adulto aggressivo; non è arrivato a cogliere l’ampiezza della possibilità di amare, donandosi completamente.
Il gioco, le scappatelle sono come i capricci dei bambini o come l’imposizione forzata di se stesso al di sopra di ogni necessità.
Lei, come donna, ha maturato in profondità il senso di dono totale di sé come sposa e soprattutto come madre. Il dono di sé ha un’ampia gamma di possibilità acquisite nel darsi continuamente. La rabbia, non le deriva dall’aver dato senza aver ricevuto in cambio, ma più tosto dal non essere stata considerata come donna, come sposa, come moglie e come madre.
E’ il disconoscimento di tutta la sua personalità e insieme la mancanza di apporto complementare in ciò che insieme all’altro aveva programmato.
Comunque è una situazione incresciosa.
Penso che prima di scegliere la famiglia occorra esaminare bene le possibilità personali per attuarla nel miglior modo possibile.
E’ necessario anche valutare in quali situazioni ci si va collocare, considerando quale senso di responsabilità possa esservi nei due per aprirsi totalmente al dono di sé.
La coppia e la famiglia non possono essere una copertura, ma una scelta responsabile dove si sviluppano i valori. E’ una crescita personale e d’assieme, dove i ruoli di vicinanza nella coppia, nella genitorialità, nell’espletare gli impegni delle diverse responsabilità portino a dimensioni psicologiche più ampie.

L’AMORE è dono di sé, ma si costruisce giorno per giorno adattandosi alle eventualità e non seguendo uno schema fisso, che lo farebbe morire.

P. Domenico Correra sj. (dal foglietto: Consultorio Familiare Giovani)



     
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