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11/07/2007 |
Categoria:
Notizie
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UN'ASL DI BARI CON UN SEMPLICE COMUNICATO, VIOLA L'OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI SANITARI E METTE A RISCHIO LA SALUTE DELLE DONNE
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COMUNICATO STAMPA
Con nota del 6 marzo 2007, la Direzione della Azienda Sanitaria Locale di Bari ha ritenuto di informare i Consultori Familiari, gli Ambulatori territoriali di Ginecologia, i Servizi Ospedalieri di Ginecologia, i Presidi di Guardia Medica ed i Servizi di Pronto Soccorso, di aver provveduto, tramite il Servizio Farmaceutico della ASL, all’acquisto della cosiddetta “Pillola del giorno dopo”, medicinale a base di Levonorgestrel, in grado di assicurare la contraccezione d’emergenza a tutte le donne che ne facciano richiesta. Nella stessa nota, viene riportato il protocollo clinico proposto per il corretto utilizzo del farmaco dal Consortium for Emergency Contraception, composto, come recita la nota, da “molte associazioni ed agenzie governative e non governative interessate alla diffusione della contraccezione d’emergenza”. Il Consortium invita a considerare “ogni momento del ciclo come a rischio di gravidanza”, ignorando la possibilità che la donna sappia riconoscere i ritmi di fertilità propri del suo ciclo, e sollecitando pertanto la prescrizione del farmaco in tutti i casi di rapporto non protetto, suggerendo peraltro, come unico screening da eseguire preventivamente alla prescrizione, l’accertamento dello stato di gravidanza e del tempo trascorso dal rapporto non protetto, senza eseguire altre valutazioni ( esame pelvico, esami del sangue, misurazione della pressione…) La nota della ASL si conclude sollecitando “i Dirigenti responsabili dei Servizi citati ad approvvigionarsi del farmaco tramite il Servizio Farmaceutico, ed a favorire la più ampia utilizzazione e disponibilità nei confronti dell’utenza”, sul presupposto che l’incompleta definizione del meccanismo d’azione del farmaco non permetterebbe di opporre, da parte del Sanitario, obiezione di coscienza, ai sensi della legge 194/78. Come riportato dal foglietto illustrativo del Norlevo, nome commerciale del preparato in oggetto, “la contraccezione di emergenza ha lo scopo di prevenire la gravidanza, in caso di rapporto sessuale non protetto, bloccando l’ovulazione o impedendo l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato, evidentemente a seconda della fase del ciclo in cui si è verificato il rapporto non protetto. Ci chiediamo perciò come, anche solo nel dubbio di poter agire andando ad interrompere il processo vitale che inizia con la fecondazione, un Sanitario non possa invocare l’obiezione di coscienza, così come stabilito dal pronunciamento sul tema del Comitato nazionale di Bioetica del 2004, nell’esercizio di un diritto fondamentale della persona costituzionalmente garantito. L’azione intercettiva avviene tramite l’assunzione di 2 dosi di 750 microgrammi di levonorgestrel, preferibilmente entro 12 e non oltre le 72 ore dal rapporto sessuale, e comunque solo in casi eccezionali, in quanto “è sconsigliata la somministrazione ripetuta entro uno stesso ciclo mestruale, per evitare alla paziente un carico ormonale troppo elevato e la possibilità di gravi disturbi del ciclo”. Lo stesso foglietto illustrativo riferisce che il farmaco non va somministrato in pz. a rischio per gravidanza extra-uterina, in presenza di sindromi di malassorbimento intestinale, di epatopatie gravi, di ipersensibilità alla molecola o di intolleranza al galattosio e sindromi correlate. Ci chiediamo come queste situazioni possano essere diagnosticate preventivamente dal Sanitario prescrittore o somministratore, evitando così danni alla salute della donna, lì dove si ritiene superfluo ogni accertamento che non sia quello relativo allo stato di gravidanza. Ci chiediamo ancora come, in mancanza di un registro relativo alle dosi di farmaco prescritte e/o somministrate ad una stessa paziente nel corso dello stesso ciclo, si possa assicurare la prevenzione di quegli inopportuni sovraccarichi ormonali e di quei gravi disturbi del ciclo connessi all’assunzione di dosi di levonorgestrel superiori ai 1500 mcg. Infine, come Sanitari e come Famiglie, ci chiediamo quali possano essere le conseguenze di questa improvvida iniziativa della ASL di Bari, durata quindici giorni, sulla salute riproduttiva e sul benessere psico – sessuale di coppia, soprattutto per le nuove generazioni, laddove, invece, in una realtà come quella pugliese, si avverte l’urgente bisogno di seri interventi e percorsi miranti ad una adeguata e corretta educazione dell’affettività e della sessualità, che insegnino a coniugare l’amore con la responsabilità ed il pieno rispetto delle persone coinvolte nel rapporto di coppia, nonché alla prevenzione di patologie serie come le malattie sessualmente trasmesse, riconosciute tra le cause più significative dell’aumentata incidenza della sterilità di coppia.
Ufficio stampa: 333.4044050
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