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01/09/2007 |
Categoria:
Notizie
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DICHIARAZIONE DELL'ON. CARLO CASINI PRESIDENTE DEL MOVIMENTO ITALIANO PER LA VITA IN MERITO ALL'ABORTO SU DUE GEMELLI EFFETTUATO A MILANO
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L'episodio di Milano prova, ancora una volta, un effetto negativo della legge n. 194/1978 che, forse, gli autori della legge non volevano ma che l'equivocità dell'art. 6 non riesce ad evitare. Nonostante apparentemente che non sia consentito l'aborto eugenetico, è oramai accettata l'idea che si possa discriminare tra esseri umani. L'aborto è sempre un male, ma la selezione embrionale aggiunge ingiustizia ad ingiustizia, tanto più se ricordiamo che ci sono famiglie disposte ad adottare un bambino down e che il mongolismo consente oggi di condurre una vita felice. L'errore di Milano è venuto alla luce per l'eccezionalità del caso. Sarebbe rimasto nascosto se la gravidanza non fosse stata gemellare. Purtroppo l'errore diagnostico e l'errore tecnico nell'aborto sono frequenti. Essi sono stati evidenziati nei casi eccezionali di bimbi sopravvissuti per qualche tempo all'I.V.G. (a Milano, a Firenze, a Sassari ecc. ecc.), ma nulla sappiamo negli altri casi ben più numerosi di aborti c.d. "terapeutici". L'esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita e del servizio telefonico "Telefono Rosso" (063050077) prova l'errore diagnostico in molti casi in cui la gravidanza, nonostante la previsione di malformazioni, e l'autorizzazione all'I.V.G., è proseguita a causa dell'aiuto offerto alla donna. Da tempo il Movimento per la Vita sostiene la necessità di rendere obbligatorio il riscontro diagnostico su ogni feto vittima del c.d. aborto "terapeutico". I risultati dovrebbero essere comunicati al Ministro della Salute perché ne possa riferire ogni anno al Parlamento. E' giunta l'ora di un ripensamento complessivo sulla legge 194/1978, ma intanto il riscontro diagnostico potrebbe essere preteso come una semplice circolare ministeriale. La legge 194/1978 resta ingiusta nel suo nucleo essenziale ma, almeno, modifichiamone la sua applicazione eliminando l'equivocità delle sue parole.
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