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21/06/2008 |
Categoria:
Notizie
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Tavola rotonda su: “Lo stato di attuazione della 194/78 in Puglia: disfunzioni e proposte”
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Partiamo dai fatti: 1) nella relazione annuale del Ministro della Salute, la Puglia è sempre ai primi posti fra le re-gioni con più IVG in Italia; 2) dopo un calo vistoso negli anni ’80, la media annuale di IVG si è mantenuta costante, nono-stante la crescente commercializzazione di contraccettivi e Norlevo (Pillola del giorno do-po); 3) è sempre alto in Puglia il numero di IVG reiterate dalle stesse donne; 4) molte IVG riguardano adolescenti, non solo immigrate, e spesso l’intervento è autorizzato dal giudice minorile, all’insaputa dei genitori; 5) solo l’11,8% delle IVG effettuate in Puglia sono passate dai Consultori, per lo più donne straniere. Il 52% delle donne che abortiscono legalmente ottiene la certificazione di urgenza dal medico di fiducia. Analizzando questi dati, si deduce che in Puglia: a) l’aborto si fa in ospedale, ma non per questo il fenomeno è sotto controllo, infatti non cala; b) contro il divieto dell’art. 1, comma 2, della L. 194/78, la persistenza di alti tassi di abortività dimostra che in Puglia l’IVG è utilizzata come “un mezzo per il controllo delle nascite”; c) i compiti demandati dalla Legge ai consultori familiari vengono svolti pochissimo dai “consul-tori pubblici” a cui l’art. 4 precisa di rivolgersi; d) non vengono svolti affatto dai nostri consultori, ai quali ci si rivolge talvolta per sbaglio, e quando già la donna ha deciso di abortire; e) nella prevenzione dell’aborto, i consultori pugliesi sono praticamente assenti: 1- per una ragione strutturale alla 194, in quanto non si può fare prevenzione quando è già in atto una gravidanza indesiderata, né basta una settimana di riflessione quando non è certi-ficata l’urgenza; 2- per il fatto che la maggior parte delle donne pugliesi incinte non si rivolge ai consultori, le disposizioni dell’art. 2 restano sulla carta: non c’è presa in carico, né informazione, né so-stegno al supermanto della cause, tanto meno collaborazione con formazioni sociali e as-sociazioni di volontariato. Se nella prevenzione delle IGV i consultori sono in queste condizioni, possiamo chiederci anche come stanno i consultori familiari oggi in Puglia. A noi risulta che stanno male. Infatti: 1- dal Call Center informativo sanitario della Regione Puglia si apprende che i consultori sono inquadrati nelle ASL sotto la categoria “ambulatori” e pur continuando a chiamarli “consul-tori familiari” hanno in comune solo le discipline di Ginecologia e Ostetricia, talvolta anche Pediatria o Psicologia. 2- Sono strutture “deboli” con un dirigente psicologo e due assistenti (sociale e sanitario). Ge-neralmente i consulenti dedicano al consultorio le ore di completamento del servizio ospeda-liero, diversamente non ci sono affatto. 3- Quasi mai hanno sede propria, essendo ospitati nei locali dei Distretti socio-sanitari. 4- Per altro, sono numericamente insufficienti, rispetto alla popolazione. Dovevano essere uno ogni 20.000 ab., invece: Provincia di BARI su 1.221.000 ab. (41 comuni), ci sono 41 consultori ASL (1:30.000). Ci sono anche tre dei no-stri CFC (Alberobello, Bari e Molfetta) ma non vengono nominati come consultori, raramente compare l’ente di gestione nell’elenco delle “Associazioni di volontariato” accreditate). Provincia BAT su 384.293 ab. (10 comuni), i consultori ASL sono 8 (1:48.000). Innominati i ns di Andria, Bisceglie e Trinitapoli. Provincia di FOGGIA su 649.598 ab. (64 comuni), ci cono 18 consultori ASL (1:36.000). Non compaiono due CFC (Ascoli Satriano e San Severo) e uno UCIPEM (Lucera). Provincia di BRINDISI su 402.422 ab. (20 comuni), ci sono 17 consultori ASL (1:24.000). Sconosciuti un CFC (Brin-disi) e uno UCIPEM (Latiano). Provincia di LECCE su 808.939 ab. (97 comuni), i consultori ASL sono 46 (1:17.500) ma sono anche i più sguarni-ti di consulenti. Nulla dei nostri 4 CFC (Lecce, Maglie, Nardò con 3 sedi, Ugento). Provincia di TARANTO su 580.189 ab. (29 comuni), ci sono 18 consultori ASL (1:32.000). Innominati un CFC (Ta-ranto, via Temenide, con altra sede a Martina Franca) e uno UCIPEM (Taranto, via Plateja). Eppure, molti dei nostri consultori avevano ottenuto il riconoscimento regionale a norma della L.R. 30/77, risultavano inseriti nel piano regionale integrato dei consultori fino a metà degli anni ’90, ed erano anche destinatari di un contributo regionale. Questi consultori, che oggi sono n.14 della Federazione CFC e n.3 dell’UCIPEM: a) sopravvivono con la forza del volontariato di bravi professionisti nelle scienze della fami-glia; b) conservano l’équipe multidiscilinare originaria (non solo medici e infermieri, ma anche pe-dagogisti, legali, psicologi, consulenti familiari, mediatori, assistenti sociali, insegnanti dei metodi naturali di regolazione della fertilità ecc.); c) hanno sempre fatto “prevenzione” ma nel senso di lungo processo di formazione delle per-sone, dagli adolescenti (nelle scuole e nelle parrocchie) ai fidanzati, dagli sposi ai genitori, dagli insegnanti agli operatori dei servizi; d) la cultura cristiana dei nostri operatori non ha mai impedito di aprire gratuitamente le consu-lenze a tutti coloro che ne facciano richiesta; e) i nostri consultori sono “familiari” a tutti gli effetti, in quanto si fanno carico di tutti i mem-bri della famiglia (e non solo delle donne), né si limitano agli aspetti sanitari ma sono cen-trati sui bisogni e sulle risorse della persona in relazione. In conclusione possiamo dire che: 1- la Puglia non ha bisogno di una nuova legge sui consultori, ma di un nuovo e final-mente efficace finanziamento della L.R. 30/77; 2- ha invece bisogno di una legge forte sulla famiglia, visto che la L.R.19/06 riguarda l’assistenza alle persone bisognose, ma non tutela le relazioni familiari (che sono l’oggetto specifico delle “politiche familiari”); 3- vista la nuova organizzazione della sanità in Puglia, si propone di riattivare il piano annuale integrato dei consultori non più a livello regionale ma provinciale; 4- si propone un regolamento regionale dei consultori, condiviso fra Assessorato alla Salute e Assessorato alla Solidarietà, allo scopo di garantire un interlocutore istitu-zionale di tutti i consultori, indirizzare un loro effettivo rilancio, e recepire livello regionale la Legge 194/78, visto che la legislazione sui consultori è precedente; 5- si auspica infine di arrivare a iniziative comuni di formazione degli operatori dei consultori, allo scopo di integrare la preparazione professionale con quella antropo-logica e bioetica.
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