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11/11/2008
Categoria: Consulente Legale
     
RASSEGNA STAMPA - Sulla sottrazione di minori verso stati esteri -

 
la sottrazione di minori


Mariolina Iossa,Corriere della Sera pag. 18 del 5.11.2008
Figli contesi. Anche dagli Stati

Filomena Perri, impiegata alle Poste a Milano, è andata al Cairo a riprendersi il piccolo Omar che il marito egiziano le aveva portato via per «farlo crescere come un vero musulmano.Un artigiano di Treviso, s’è «mangiato» la casa e i risparmi per riportare a casa le due figlie avute da una giapponese. E c’era pure riuscito, ma la donna una volta rientrata con le bimbe in Italia ha ottenuto l’affido congiunto e, quasi subito, è partita di nuovo per il Giappone. Fabrizio Infante, pilota dell’Alitalia, sta combattendo un’estenuante battaglia con la madre di sua figlia Angela, che s’è portata la bambina in Danimarca, s’è risposata tre volte, i tribunali italiani hanno accertato che la piccola è stata coinvolta in una storia di abusi compiuti dal secondo marito di lei, e nonostante svariate sentenze e lettere personali inviate dal ministro degli Esteri italiano a quello danese, le autorità locali gli impediscono da anni di vedere la bambina, di sapere come sta. Sono tante le storie come queste, storie nelle quali padri o madri italiani, più spesso padri se la madre è europea o americana, più spesso madri se il padre è di religione musulmana, una volta finita la storia d’amore si vedono i figli sottratti, rapiti, costretti a cambiare Paese, a lasciare scuola, amici e parenti. Storie tutte uguali e tutte diverse, storie drammatiche dove il diritto internazionale viene schiacciato e vige la legge del più forte. O del più furbo. Ma dove le vittime sono sempre i bambini. Si chiama «sottrazione internazionale di minore», ma è un rapimento vero e proprio, anche se compiuto da un padre o da una madre. I casi trattati dal ministero degli Esteri italiano sono in aumento: nel 1998 erano 89, nel 2007 sono passati a 216, quest’anno sono balzati a 266. La maggior parte riguarda un genitore italiano, quasi sempre il papà, e una mamma europea. È l’Europa, infatti, che registra il maggior numero di bambini contesi: il 59 per cento del totale del 2007. Questo vuol dire che i conflitti tra genitori, spiega il ministro degli Esteri Franco Frattini, non avvengono soltanto per «marcate differenze di origine culturale o religiosa, ma sempre più all’interno di coppie miste europee».I matrimoni misti, del resto (dati Istat), sono in continuo aumento. Quasi il 9 per cento di tutti i matrimoni, con circa 30 mila celebrazioni l’anno. Sono molto più numerose, poi, le nozze tra uomini italiani e donne straniere (7 su 100 del totale dei matrimoni) e questo spiega anche perché la stragrande maggioranza dei bambini contesi (70 per cento) è figlio di un papà italiano e di una mamma straniera, soprattutto europea, talvolta americana o latinoamericana. Solo il 30 per cento ha il papà straniero, quasi sempre di religione musulmana.La Convenzione dell’Aja del 1980, che stabilisce il rientro del bambino nel Paese di residenza, è l’unico, debole strumento giuridico per aiutare i genitori che si vedono sottratto un figlio ad ottenerne il rimpatrio. Vi aderiscono più di 80 Paesi. Per l’Europa, però, c’è qualcosa in più: alla Convenzione si affianca il cosiddetto Bruxelles 2 bis, che lo stesso Frattini ha contribuito a far approvare quando era vicepresidente della Commissione europea. Vi aderiscono, dal primo marzo 2005, tutti gli Stati dell’Unione, tranne la Danimarca. Nonostante questo, il lieto fine in molti casi resta solo un sogno e se è vero, continua Frattini, che «nel 2007 siamo riusciti a risolvere positivamente più di 40 casi e per il 2008 speriamo di superare questo numero», è anche vero che «ci sono ancora delle resistenze da parte di diversi Paesi e a diversi livelli. Capita per esempio che il giudice interpellato del Paese in cui il bambino è stato portato non si limiti ad eseguire il rimpatrio ma decida di valutare il caso. Capita anche che nonostante il magistrato abbia ordinato il rimpatrio, questo poi non venga eseguito dalle forze di polizia, a volte a causa di connivenze locali».Per aiutare i genitori che vedono il figlio sparire all’estero, il ministero ha preparato una guida, «Bambini contesi, guida per i genitori».
«Di fronte alla sottrazione di un minore è necessario agire in modo tempestivo — dice ancora il ministro — ed avvertire immediatamente le autorità di polizia e gli Affari esteri per permetterci di allertare immediatamente le nostre autorità consolari. Spesso, le situazioni più complesse sono proprio quelle in cui nelle fasi iniziali sono state commesse delle imprudenze».Sono quasi dieci anni che Paolo Pozza, presidente dell’associazione Figli sottratti, combatte per riavere le sue due figlie che sono state portate in Polonia dalla madre. Ma Figli sottratti non è l’unica associazione che dà una mano in questi casi. Ci sono anche Padri separati, Figli negati, Troviamo i bambini e altre associazioni. Tutte contattabili su internet. «Nel 2004 insieme ad altri genitori abbiamo fondato questa associazione perché da soli nessuno ci dava ascolto — racconta Pozza — mentre adesso siamo persino riusciti a presentare un progetto di legge per la cancellazione dell’articolo 574 del codice penale sulla sottrazione di persona incapace, che è quello che viene applicato in caso di sottrazione internazionale di minore ma che è troppo blando, anche nelle pene. Noi invece vogliamo sostituirlo con il 605 bis che riguarda il sequestro di minore con l’aggravante della parentela».Non tutti sono d’accordo a seguire questa strada e comunque fino ad oggi questa proposta di legge non è mai stata discussa in Parlamento, ma molti ritengono che la sottrazione di incapace non sia fattispecie adatta a chi sottrae un bambino al padre o alla madre e che occorra un reato specifico. Intanto, al ministero degli Esteri si sta facendo il possibile per rendere più efficaci gli strumenti già in possesso. «Sto creando con i colleghi di Giustizia e Interni — dice Frattini — una task force in modo che l’azione tempestiva e coordinata tra gli organismi competenti permetta di arrivare a una soluzione del caso. Che poi corrisponde al rimpatrio del minore».


Mariolina Iossa,Corriere della Sera pag. 19 - sempre del 5.11.2008
Con i Paesi arabi tutto è affidato alla trattativa diplomatica

Quali sono le cose da fare subito in caso di sottrazione internazionale di minore?
«Per prima cosa — dice l’avvocato Manuela Tirini — bisogna sporgere denuncia presso gli organi di polizia. Poi bisogna contattare il ministero degli Esteri perché venga attivato il consolato competente e verificare se il Paese nel quale è stato portato il bambino ha ratificato la Convenzione dell’Aja del 1980. Se sì, la procedura di rimpatrio viene affidata all’Autorità centrale, istituita presso il ministero della Giustizia, dipartimento di giustizia minorile».Quali sono le condizioni perché venga avviata la procedura? «Che il minore di 16 anni, prima di essere portato in altro Stato, abbia avuto la residenza abituale in Italia. Inoltre il genitore che chiede il ritorno deve avere la custodia del minore. E, nel caso di separazione, che l’altro genitore non abbia l’affidamento esclusivo. A quel punto parte la procedura. L’Autorità centrale manda tutta la documentazione all’autorità omologa del Paese in cui il bambino è stato portato». E si «In teoria dovrebbe essere così, almeno per i Paesi europei che hanno firmato il Bruxelles 2 bis, tutti tranne la Danimarca. Quel regolamento ha istituito la immediata applicazione del diritto di visita e del ritorno del minore. In pratica, però, avviene che il regolamento può essere disapplicato e la stessa Convenzione dell’Aja, per la quale il rimpatrio dovrebbe avvenire entro sole 6 settimane, completamente disattesa».Anche dall’Italia? «Noi impieghiamo anche un anno e mezzo per rimpatriare però rimpatriamo sempre. Questo non avviene quasi mai per gli altri Paesi. Di fatto, ottenere il rimpatrio del bambino italiano è operazione lunga e difficile, ogni Stato si regola un po’ come crede». Se il contenzioso nasce invece con Paesi, come quelli arabi, che non hanno firmato la Convenzione dell’Aja? «In quel caso l’intervento del ministero degli Esteri è diretto. Si avvia subito la trattativa diplomatica per il rientro, si tenta con le ambasciate ma il rientro è difficilissimo. E comunque è faticoso anche con i Paesi europei».

A cura dell'Avv. Raffaele Preziuso



     
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