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28/01/2009 |
Categoria:
Pastorale Familiare
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GENITORI E FIGLI: Un dialogo fra sordi.
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Tanto tempo fa c’erano due tipi di metallo che erano sposati: il bronzo che era bello e lucente e il ferro che era resistente. I due si volevano molto bene e volevano avere un bambino. Dopo un anno questo bambino arrivò ed era diverso dai suoi genitori , perché aveva preso dal papà che rea il ferro, la resistenza e dalla mamma aveva preso la brillantezza. I genitori lo chiamarono oro en fin dall’ora l’oro è molto prezioso. Con questo racconto Gigi AVANTI ha iniziato la sua relazione sul tema” Genitori figli: un dialogo fra sordi”. Le parole sottolineate nel racconto ci forniscono parametri molto importanti per l’educazione dei figli. Il “ Si volevano molto bene “ indica quanto sia importante per i figli l’amabilità nella vita di coppia. Una coppia che si confronta e si ama dona una linfa vitale ai figli dalla quale loro succhieranno per sempre. Genitori che sono contenti di ciò che anno, non creeranno paura nell’animo dei figli che penseranno “ Per diventare grandi basta essere amati”. L’amabilità al cuore e ai sentimenti che sono due mezzi con i quali ascoltare i nostri figli; infatti se il codice usato per parlare è il sentimento, anche tra sordi ci si può ascoltare. L’altro parametro importante è il figlio come dono prezioso; come tale noi genitori siamo i suoi custodi e lo siamo anche quando ci delude. Ma i nostri figli sono diversi da noi, proprio come l’oro è diverso dal ferro e dal bronzo, e preoccuparsi per il domani toglie loro la linfa affettiva dell’oggi. I genitori non dovrebbero preoccuparsi dei figli bensì di loro, non vivere per loro, ma vivere con loro. Alcune frasi tratte da un brano di Gibran ci possono far riflettere sul nostro rapporto sui figli.
“ I vostri figli non sono i vostri figli” questa è la prima cosa di cui un genitore deve essere consapevole, poiché i figli sono figli di Dio.
“ Essi non vengono da voi , ma attraverso di voi” i figli nascono per mezzo di noi ma non da noi, noi siamo il rubinetto attraverso cui passa l’acqua, ma essa nasce alla sorgente che è Dio; noi con Dio siamo con-creatori dei nostri figli.
“ Non vi appartengono benché viviate insieme “, dimorano nella nostra stessa casa ma non sono una nostra proprietà.
“ Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri” i figli hanno tutto il nostro amore ma non possiamo dargli le nostre idee, poiché ne hanno di loro; il nostro compito è di vigilare che abbiano un modo sano di ragionare.
“ Non potrete farli simili a voi”. Non si può pretendere di renderli uguali a noi dicendo sempre fa come faccio io, piuttosto diciamo loro fa come Dio comanda.
“ Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce…. sono scoccati lontano….dall’Arciere che vede…. sul sentiero infinito…. e con la forza vi tende …. e come ama il volo della freccia, così l’immobilità dell’arco”.
L’arciere è Dio, noi genitori siamo l’arco e i nostri figli sono le frecce. Dio sa il destino delle sue frecce e dove scagliarle e in ugual misura ama arco e frecce, quindi mettiamo i nostri figli nelle sue mani.
Cercare di essere dei genitori perfetti, bravi, infallibili, non giova alla famiglia. Si creano tensioni e nervosismi che poi portano a problemi. Lo stesso Gesù dice “ Imparate da me che sono mite e umile di cuore” e non bravo e perfetto; infatti l’arroganza non insegna niente, mentre mitezza e umiltà non solo lasciano un segno, ma non ti portano alla rabbia.
Anche per dire un no bisogna trovare la maniera giusta; i no devono essere strutturati, cioè detti con amorevole fermezza, non con rabbia e imposizione. Dio stesso all’uomo non si impone ma si mostra.
Il Papa considera tre gli elementi essenziali per essere buoni educatori-genitori:
Fiducia ( averla in Dio perché sono suoi figli e nei figli perché loro sono contenti quando gli viene data) ; Coerenza( i valori che vogliamo trasmettere devono essere vissuti, San Agostino diceva :” Da cio’ che comandi “); Presenza ( principalmente fisica, affinché i figli capiscano che hai fiducia in loro e sei coerente. Lo stesso Dio ha voluto essere presente tra noi con suo Figlio fatto uomo). Nell’educazione dei figli le parole servono la mente,aiutano a capire razionalmente,a volte però ne usiamo troppe.
I gesti servono il cuore ,esempi concreti a volte servono più di ogni altra cosa.Infine il silenzio serve l’anima,esso a volte è più efficace di tante parole,ci aiuta molto nel capire un figlio,basti pensare che il silenzio è la lingua madre di Dio.
Il vero educatore riconosce la vera identità del figlio,che è figlio di Dio;il vero educatore non si scoraggia mai;il vero educatore si sacrifica e non fa pesare il suo sacrificio;il vero educatore non vive la debolezza nell’educazione come un fallimento,ma come un limite;il vero educatore sa dire ai figli “Ti voglio bene”
Gruppo famiglia S.Pio X a cura di Teresa Melillo
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