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28/08/2009 |
Categoria:
Consulente Familiare
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A LIGNANO SABBIADORO DAL 30 MAGGIO AL 2 GIUGNO SI E' SVOLTO IL XXI CONGRESSO NAZIONALE DELL'UCIPEM
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Mamma in attesa
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a cura del Comitato di redazione Si è svolto a Lignano Sabbiadoro (UD), dal 30 maggio al 2 giugno u.s., il XXI Con¬gresso Nazionale dell'UCIPEM (Unione dei Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali) che ha avuto come titolo e tema principale "Le relazioni nel ciclo della vita". Un tema scaturito dall'esperienza consultoriale, un tema che accompagna la persona umana in tutte le tappe della sua esistenza e impegna i servizi per la famiglia. Secondo gli organizzatori tutti noi esistiamo grazie all'altro che si fa relazione per noi. I vari momenti di passaggio, dalla nascita all'infanzia, dall'adolescenza alla giovinezza, dall'età adulta a quella anziana, ci hanno fatto scoprire che la relazione con gli altri ci consente di entrare in contatto con noi stessi. La cronologia degli eventi che si succedono nei vari cicli dell'esistenza ci hanno mostrato che noi abbiamo bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di noi, anche se molto spesso le relazioni sono causa di conflitto. Vi sono conflitti tra il bisogno di dipendenza e il bisogno di autonomia, tra uomini e donne, tra giovani e anziani nella propria famiglia come nella società. Tali conflitti occorre prevenirli, costruendo progressivamente relazioni sane, piuttosto che doverli solo continuamente curare. Occorre rafforzare le relazioni fragili, perché sviluppino un senso di appartenenza e di solidità tale da consentire scelte mature e responsabili. Attraverso le relazioni progressivamente costruite si favorisce l'integrazione, cioè la tendenza ad unire gli sforzi più che a dividerli. L'argomento tocca da vicino il servizio consultoriale ed il consulente familiare che vi lavora, e ne costituisce la premessa per la costruzione di coppie sane e famiglie solide e accoglienti in una società in cui sembrano dominare la precarietà e la violenza.
GLI INTERVENTI
II Presidente dell'UCIPEM, Beppe Sivelli, nel suo intervento introduttivo al Congresso, ha parlato di solitudine e relazione nel ciclo della vita. Nella società d'oggi il bambino, l'adulto si confrontano sovente con questa condizione di solitudine, spesso per una separazione, un abbandono o anche perché arrivato alla maturità del ciclo della vita, come per gli anziani. La solitudine, tuttavia, non sempre acquista quella valenza negativa che siamo abituati a considerare. La beata solitudo, in cui alle volte ci si rifugia per ascoltare noi stessi e per centrare i nostri pensieri, si contrappone a quelle situazioni in cui pensiamo sono solo come un cane, dove la mancanza di relazione ci pesa e non abbiamo la possibilità, o la voglia, di modificare la nostra situazione. Lo stare soli aiuta a mettere ordine nei propri pensieri, ci insegna ad ascoltarci, ma quando siamo con gli altri impariamo la relazione, l'incontro con l'altro, l'incontro con n altra entità. La ricerca dell'equilibrio, tra levarie condizioni che la vita ci offre, tra lo stare in solitudine e incontrare l'altro, equivale alla ricerca del benessere, per essere consapevoli di stare bene con se stessi, di star bene con te, di stare bene con gli altri. Le relazioni degli esperti invitati a parlare sui temi del Congresso, hanno riguardato gli aspetti del rapporto relazionale nelle varie fasi della vita dell'uomo.
Ha aperto il programma la dott.ssa Rita Roberto, Pedagogista Consulente familiare, che ha affrontato il tema de "il bambino e I'awio della relazione" partendo dalla "lingua Madre" dei bambini . Per" Lingua Madre" dei bambini intende quell'insieme di simboli, segni, suoni, mimica, ma soprattutto corporeità che è proprio della vita intrauterina e della prima infanzia di tutta I'umanità, che tutti i bambini del mondo "parlano" prima che gli adulti di riferimento li avviino alla differenziazione culturale, razziale, sociale... È il bambino che educa i genitori, soprattutto la madre, alla decodifica del suo linguaggio corporeo, che è circolare, per essere accudito nelle fasi del suo sviluppo. Tutta la vita si espande per cerchi concentrici: nasce in una cellula femminile rotonda fecondata dal seme maschile, si sviluppa all'interno dell'utero, cresce nell'abbraccio della madre e del padre... in un continuo passaggio di vita -morte-vita, che procedendo chiede la rottura del precedente cerchio per potersi espandere. Il pulcino per nascere rompe l'uovo che lo ha custodito, così il bambino lascia I'utero materno per venire al mondo, se questo non accade muore. Anche il processo relazionale si svolge per cerchi concentrici passando dall'IO,IO-TU, NOI per ritornare ad un IO arricchito di esperienza. Si nasce e si cresce in relazione e il bambino è protagonista attivo della relazione con i suoi genitori. È il bambino che "educa" gli adulti attraverso la ciclicità delle regole del suo procedere: concepimento, gravidanza, parto, allattamento, svezzamento... Soprattutto il bambino riporta naturalmente il mondo adulto al rispetto di un sistema circolare di comunicazione-relazione, un circolo fatto di corpo e parola che fa sì che principalmente le donne siano protagoniste di quello che Luisa Muraro definisce: "pratiche di creazione e ri-creazione della vita e della convivenza umana". Fanno parte di queste pratiche le gravidanze, i parti e l'allattamento, di primaria importanza per iniziare la vita, e le pratiche necessarie a mantenerla: la cura dei corpi che si traduce nella cura delle creature e delle persone malate e nella preparazione dei cibi, tra le altre cose che sono quelle che rendono possibile il venire al mondo e mantenere la vita, trasmettendo e al tempo stesso creando l'ordine simbolico della madre". La relazione-comunicazione per potersi realizzare ha bisogno di alcuni elementi basilari che sono: gli agenti comunicanti, il tempo, il luogo e il codice comunicativo. Nel bambino concepito, possiamo dire che gli agenti comunicanti sono: padre-madre-figlio/a; mentre il tempo è quello della durata della gravidanza; il luogo è il corpo della madre e il codice comunicativo è il linguaggio corporeo della madre e del bambino. Tutta l'umanità ha questa esperienza in comune nei suoi elementi di base: Il corpo della madre, quindi, come primo luogo di relazione dove il figlio si incontra per la prima volta con il padre e la madre, nel momento del concepimento, con se stesso, nella vita intrauterina, con la madre reale nel momento della nascita, quando potrà finalmente guardarla negli occhi, sentirne l'odore, ascoltare la voce, sentire il suo tocco, assaggiare il suo latte... Il corpo del bambino come lingua da apprendere che chiede di andare oltre le apparenze e capire che i bambini comunicano come possono il loro sentire e più sono piccoli più si esprimono con il corpo, viceversa da più grandi con il comportamento e con la parola. Spetta a noi decodificare il loro linguaggio e prepararci adeguate risposte. La dott.ssa Roberto ha sottolineato che "si dice sempre che sono gli adulti che amano i bambini, ma per me è il bambino il vero maestro d'amore che, amando, `sveglia' gli adulti a un comportamento nuovo". Il bambino ha bisogno d'amore adesso, attimo per attimo della sua crescita, non domani o quando pare a noi. Ha diritto ad amare tutto il mondo che lo circonda, ha bisogno della nostra saggezza nel preparargli "luoghi di senso e di sensi", di accoglienza e non giudizio. Luoghi dove possa sperimentarsi, apprendere e prepararsi così alla vita, per affrontarne le sfide. E noi adulti cresciamo se permettiamo loro di relazionarsi con noi come persone, piccole nell'aspetto ma grandi nell'anima, che ci chiedono di essere accompagnati verso la realizzazione di sé. Cresciamo se diventiamo disponibili ad apprendere da loro e gli permettiamo di essere per noi maestri d'amore. Fine I° parte, nei prossimi giorni il resto dell'articolo.
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