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01/04/2011 |
Categoria:
Notizie
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IMPORTANTE CONVEGNO DELLA CARITAS DIOCESANA IL RAPPORTO SULLA FAMIGLIA 2010
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Eccellenza Rev.ma, Caro Direttore Don Erminio, illustri Correlatori, gentilissimi Signore e Signori, grazie per l’invito rivolto al ns. Consultorio “La Famiglia” ad essere presente in questo importante convegno. Vi porto il saluto del ns. Presidente Mons. Giovanni Pinto, nonché di tutti gli operatori, che, come tanti di noi qui riuniti, siamo in prima linea nell’aiuto e nell’assistenza alla famiglia. Anche noi abbiamo la possibilità di tastare il polso della situazione, attraverso la verifica delle difficoltà interiori della famiglia, e a qualunque livello e per qualsivoglia rapporto (giovani, coniugi, fidanzati, genitori – figli, anziani, etc.) Dal nostro punto di osservazione in verità non possiamo dire che la Famiglia sia IN SALITA….Tutt’altro! A noi sembra proprio invece che abbia preso – e ormai da un bel po’ di anni – una pericolosissima discesa, quella libera, direi, anzi, mutuando un termine sciistico, credo che abbia imboccato alcuni pericolosissimi fuori-pista, che provocano cadute terribili e dolorosissime, oltre che altrettanto pericolosissime slavine e conseguenti catastrofi. Sembrerebbe, sempre dal nostro osservatorio, che la famiglia, così in caduta libera, abbia davvero enormi difficoltà a rimettersi in sesto e a frenare questa sua folle corsa verso l’annientamento, non solo suo, ma dell’intera società. Capisco che, essendo il tema di questa tavola rotonda incentrato sulla povertà e sulla esclusione sociale, il mio discorso può sembrare un tantino fuori luogo. Ma non credo. Sappiamo bene che la caduta della famiglia deriva anche e profondamente da motivi economici! prima perché negli anni andati vi è stato il boom, per cui i freni della morigeratezza, del risparmio, della prudenza sono andati a farsi benedire; poi perchè, con l’avvento della crisi sempre più degenerante (o degenerativa?), sia lavorativa che economica, il controllo si è perso del tutto e su tutto. Ma se a ciò aggiungiamo il frenetico ed incessante martellamento della educazione mediale, attraverso canali sempre più immediati, globalizzanti ed eterogenei, osserviamo una sempre più crescente rottura degli argini e dei limiti contenitivi di quelle piste su cui parafrasavo prima. Ed i limiti delle piste di percorrenza sono sempre stati (e sempre saranno) i valori della vita personale, prima, e di quella familiare poi. Valori che si sono persi o sono stati abbattuti o, come accennavo, dimenticati o messi da parte per prendere pericolose vie fuori-pista. Chiaramente la crisi economica invade per certi aspetti un po’ tutti e quindi essenzialmente le famiglie, in cui pressoché tutti si identificano; famiglie che arrancano quindi, nel disperato tentativo di risalire la china: ma da dove? Per dove? Con quali mezzi? A partire dai più giovani che – sentiamo continuamente – non riescono a pensare ad una famiglia…, a metter su una famiglia…, perché non c’è danaro sufficiente o danaro sicuro per un futuro più o meno prossimo. Ci si sposa sempre più tardi, in attesa di un posticino di lavoro certo, sicuro... Ma anche perché fa molto comodo oggi sapere di avere tutto a disposizione (e dico “tutto”) nella propria famiglia d’origine (chi lava chi stira chi cucina chi compra la macchina il televisore chi mette la benzina che dà la paghetta... etc). E poi si può aspettare, no? Chi ci corre dietro? Bisogna prima dare sfogo a bisogni voluttuari (chi non ha visto la pubblicità televisiva di una nota marca d’autovetture in questi giorni, che dice: prima l’autovettura, il resto – i figli, lascia intendere chiaramente - può aspettare…). Poi forse… chissà… un po’ più in là … E poi: come si fa a mettere al mondo di un figlio? E, nel migliore dei casi, più di un figlio? con quali mezzi (economici e… psicologici) li si potrà mai far crescere? E poi ancora: quali aspettative avranno domani questi bambini ? – che perciò non si fanno nascere! Ma anche chi ha masso su famiglia qualche decennio fa, arranca per andare avanti. Vero? I legami di una volta, fondati sul mutuo Amore, innanzitutto; e poi sul mutuo aiuto permanente, si sono dissolti al vento. Oggi è facile sentir dire ad uno dei coniugi: non l’amo più… Come se l’amore (che è atto di donazione reciproca e permanente) possa cessare all’improvviso… e – a volte, non sempre - per futili motivi (quasi sempre legati ai mai dissolti rapporti con le famiglie d’origine). E di qui nuove e pericolosissime derive: la separazione…, il divorzio…, le liti per il mantenimento personale e dei figli…, le lotte per la sopravvivenza…, specie quando si litiga per non corrispondere neanche il minimo necessario… la necessità di trovare un lavoro men che meno redditizio, purchè sufficiente a … tirare avanti … Altro che fuori-pista…! Ma anche quando in gran parte delle famiglie sembra regnare un’apparente calma e serenità, si avvertono gli strali della crisi, legata nuovamente ai figli che non trovano lavoro, ai mariti disoccupati, alle mogli che farebbero di tutto per portare a casa una qualche entrata… … Ma… a gettare uno sguardo nelle pizzerie e nei ristoranti, ed in un qualsivoglia giorno della settimana (non solo il sabato), questi sono sempre pieni di gente, di famiglie, di avventori, tanto che per trovare un posto occorre prenotare… una settimana prima… E quando proprio non ce la si fa più, perché comunque ai figli occorre comprare il motorino, o la macchina (e queste devono camminare)… o quando si fanno investimenti sbagliati (il televisore grande schermo, la casa a tasso agevolatissimo, il frigo nuovo, l’arredamento nuovo, etc…), si fa ricorso alle finanziarie (strozzini autorizzati) se non proprio agli usurai e via discorrendo verso quest’altra deriva pericolosissima… Ma allora che fare? Va tutto in malora? Non c’è più niente da fare? Il nostro osservatorio dice di no. C’è tantissimo da fare, non solo e non tanto a livello politico ed economico, quanto principalmente a livello di formazione delle coscienze, a partire dall’infanzia e dall’adolescenza (sempre più difficile e lunga…) e per ogni ordine e grado di responsabilità educativa. Come dicevo prima, ci sono troppe agenzie para-educative che portano fuori pista. Abbiamo delegato troppi compiti formativi alla televisione, ad internet, ai media… Dobbiamo riappropriarci dei nostri spazi educativi per poter nuovamente formare i giovani, ma anche i meno giovani, fino ai portatori della terza età, ai valori essenziali della vita umana, personale e familiare. Non possiamo più stare inerti a guardare la valanga (o lo tsunami) ingenerata da quelle slavine, che passa e travolge… Occorre riportare – specialmente chi come noi ha responsabilità formative ed educative – la comunità nei ranghi dei valori propri dell’uomo: l’amore innanzitutto – quello vero, disinteressato; la cooperazione; la solidarietà; ma io direi la fraternità laddove lo stato di bisogno del vicino, deve essere un valido strumento anche e soprattutto di salvezza; il rispetto delle proprie e delle altrui condizioni, anche economiche; la salvaguardia della moralità interiore e familiare. Occorre che attraverso questi stimoli, questi sforzi, queste priorità cerchiamo di creare utili seggiovie o cabinovie, per far sì che la famiglia (e l’uomo in particolare) torni in vetta; torni a risalire sì, ma non arrancando; cercando di raggiungere una meta, posta lassù in alto, che non è solo quella della serenità economica, ma anche quella psichica e perché no religiosa, che nella caduta si è purtroppo persa per prima. Occorre che diamo speranza ai giovani, anche facendo loro vedere come il sacrificio valga per rafforzare i legami, non per scioglierli. Occorre che diamo certezza di presenza, noi come comunità operative, per dare concreto aiuto e sostegno nel momento del bisogno, nel momento della risalita. Purchè ciascuno prenda atto che non si può andare più fuori pista ed occorre ritornare sul giusto tracciato, laddove, anche dopo una caduta, dopo una difficoltà… c’è sempre chi ti da una mano; chi ti solleva; chi ti aiuta e riprendere la salita per raggiungere appunto quella bella mèta di cui dicevo prima. Grazie.
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